Ravenna e il mosaico

IL MOSAICO IERI

Il mosaico è un’antichissima tecnica decorativa che si è sviluppata soprattutto nell’ambito delle civiltà più ricche ed evolute quali furono la civiltà greco romana e, in seguito, il mondo cristiano e bizantino dove divenne la tecnica decorativa privilegiata.

Il mosaico si compone di tanti piccoli cubetti di forma più o meno regolare, detti “tessere”, che vengono utilizzati per rivestire una superficie precedentemente trattata con una sostanza legante, cioè con una particolare colla.

Le tessere possono essere di diverso materiale: di pietra, di marmo, di ceramica, di madreperla o di vetro. Esse, inoltre, non saranno mai perfettamente uguali tra loro in quanto vengono tagliate a mano dal maestro mosaicista grazie ad alcuni strumenti particolari quali il tagliolo e la martellina.

Le tessere possono essere “allettate” – questo è il termine corretto – in maniera più o meno inclinata sulla superficie da decorare per ottenere differenti giochi di luce ed effetti plastici. Infatti, a seconda degli spostamenti, anche minimi, dell’osservatore, le tessere musive s’accendono o si placano, s’occultano o sfavillano, in un continuo scintillio che dà l’impressione di qualche cosa di vivo, di palpitante e di mutevole.

Le superfici musive danno l’impressione di generare automaticamente un tale splendente fulgore che un illustre sconosciuto del tempo del re Teodorico, riferendosi ad un ambiente mosaicato di Ravenna, scrisse questi splendidi versi:

Aut lux hic nata est aut capta hic libera regnat

O la luce è nata qui, oppure, fatta prigioniera, qui regna libera

Per decorare le pareti o le cupole delle basiliche paleocristiane o bizantine le tessere utilizzate sono, quasi esclusivamente, di pasta vitrea, cioè di vetro che, a differenza della pietra e del marmo, ha il pregio di essere più leggero e soprattutto di possedere  un’intrinseca luminosità. Il colore è ottenuto aggiungendo alla pasta vitrea, al momento della fusione, una sostanza ossidante. A seconda dell’ossido impiegato avremo una diversa colorazione delle tessere, ad es. l’ossido di manganese dà il viola, l’ossido di cobalto il blu, l’ossido di rame il rosso e il verde, ecc…

Per le tessere d’oro e d’argento, invece, il colore non è ottenuto utilizzando un ossido particolare ma inserendo una sottilissima lamina metallica (d’oro zecchino o d’argento) tra due strati di vetro trasparente: uno di supporto, un po’ più spesso, l’altro di copertura, detto “cartellina”, dello spessore di circa un millimetro. Ecco la ragione per cui queste tessere sono più pregiate delle altre.

Rispetto alla pittura, il mosaico offre il vantaggio di restare pressoché intatto nel corso degli anni e per questa ragione esso risulta particolarmente adatto sia alla decorazione di superfici direttamente esposte agli agenti atmosferici sia alla decorazione delle superfici calpestabili, come i pavimenti. Esso dura perennemente nel tempo, non conosce corruzione o alterazione, conserva sempre il suo fresco, vivace, gioioso, brillante splendore. E’ per questo motivo che un noto artista italiano del XV secolo, Domenico Ghirlandaio, lo definì “la vera pittura per l’eternità”.

IL MOSAICO OGGI

L’arte moderna, spesso caratterizzata da una quasi disperata ricerca di nuovi mezzi espressivi, presenta nel suo processo evolutivo, dei “ritorni” all’antico, si avvale cioè, riportandole all’attualità, di forme neglette, ma un tempo largamente usate e diffuse, così da poterle applicare anche alle espressioni più avanzate dell’arte contemporanea. Si può dire che questo sia oggi anche il caso del mosaico. Infatti sul Dizionario della pittura e dei pittori, alla voce “Mosaico”, si legge: “nel XX secolo […] è tornato in auge quale espressione plastica e decorativa, ritrovando un suo spazio nell’ornamentazione architettonica”. E si citano immancabilmente i nomi di Gustav Klimt, Antoni Gaudì e soprattutto Gino Severini (al quale tra l’altro è dedicato l’Istituto Statale d’Arte per il Mosaico di Ravenna) le cui opere hanno riuscito a risvegliare l’interesse per l’arte del mosaico nel XX secolo.

Oggi a Ravenna la tradizione della decorazione musiva è tuttora conservata nelle numerose botteghe e laboratori artigiani che riproducono sia antichi capolavori realizzati con questa tecnica sia trasposizione a mosaico di opere di artisti contemporanei. Il senso e la strategia di queste botteghe e dei vari istituti e scuole d’arte per il mosaico sono legati alla possibilità di intercettare sul mercato nazionale ed internazionale, una consistente domanda di mosaico di qualità e a costruire, in questo modo, una nicchia significativa che garantisca il rilancio e la continuità di questo antico sapere delle mani custodito a Ravenna.

Da visitare, per conoscere le tendenze dell’arte musiva più attuale, è la mostra permanente del mosaico contemporaneo presso il Museo d’Arte della città di Ravenna –  Loggetta Lombardesca.